I laboratori si sono svolti all’interno del progetto di arte legata al territorio Vigne Museum, concepito dall’architetto ungherese Yona Friedman e realizzato con la collaborazione di Jean- Baptiste Décavéle. Il Vigne Museum si mostra come un vero e proprio museo a cielo aperto, una scultura eterea destinata alla valorizzazione del territorio e all’attivazione di pratiche espe- rienziali. L’azienda vinicola Livio Felluga, che per il centenario del suo fondatore ha proposto la costruzione dell’opera, si fa promotrice di interventi e laboratori incentrati sul tema del rapporto uomo- natura, al fine di sensibilizzare al tema dello sviluppo consapevole della nostra società e del nostro habitat.
Anche grazie alla mediazione dell’Associazione culturale Zerinthya e di RAM Radioartemobile, il Vigne Museum è spazio di interazione culturale, dedicato alla sperimentazione, alla ricerca artistica e alla formazione interdisciplinare.
In occasione della sua inaugurazione, sono state piantate cento barbatelle (la fase iniziale della vite), le quali prenderanno spazio secondo il loro naturale ciclo di crescita, arrampicandosi sugli intrecci della struttura, modificandone così l’aspetto con lo scorrere del tempo.
Sono proprio la vita della natura
circostante, e il tempo che la regola, gli attori principali di questo polo ricettivo, che diviene “generatore di relazioni”: amplifica il luogo in cui cresce e si nutre delle relazioni che genera e che a loro volta lo generano. Insieme a un gruppo di lavoro interessato alle tematiche, e con il ruolo di progettisti e di attivatori culturali, ci siamo cimentate nell’ ideazione e realizzazione di alcuni paramenti in grado di rendere abitabile lo spazio ibrido del Vigne Museum. Coperture e sedute per viandanti in cerca di ombra e ristoro, ma anche per la contemplazione del territorio, o la partecipazione agli eventi culturali di cui è generatore e teatro. La scelta dei materiali è dipesa da quello che il territorio aveva da offrire, a seconda della stagione in cui operavamo il nostro intervento.
Nel mese di ottobre, in occasione della vendemmia, sono state utilizzate le sarmenti (materiale di scarto della vigna), perfettamente malleabili e in grado di fornire gli stessi giochi di ombre e trasparenze tipiche della coltivazione vinicola. In primavera, ci è stato offerto il materiale di recupero di alcune aziende produttrici del noto distretto della sedia di Manzano, che avevamo nel frattempo visitato, conoscendo l’importante storia produttiva di quella parte di regione.
I laboratori si sono svolti all’interno del progetto di arte legata al territorio Vigne Museum, concepito dall’architetto ungherese Yona Friedman e realizzato con la collaborazione di Jean- Baptiste Décavéle. Il Vigne Museum si mostra come un vero e proprio museo a cielo aperto, una scultura eterea destinata alla valorizzazione del territorio e all’attivazione di pratiche espe- rienziali. L’azienda vinicola Livio Felluga, che per il centenario del suo fondatore ha proposto la costruzione dell’opera, si fa promotrice di interventi e laboratori incentrati sul tema del rapporto uomo- natura, al fine di sensibilizzare al tema dello sviluppo consapevole della nostra società e del nostro habitat.
Anche grazie alla mediazione dell’Associazione culturale Zerinthya e di RAM Radioartemobile, il Vigne Museum è spazio di interazione culturale, dedicato alla sperimentazione, alla ricerca artistica e alla formazione interdisciplinare.
In occasione della sua inaugurazione, sono state piantate cento barbatelle (la fase iniziale della vite), le quali prenderanno spazio secondo il loro naturale ciclo di crescita, arrampicandosi sugli intrecci della struttura, modificandone così l’aspetto con lo scorrere del tempo.
Sono proprio la vita della natura
Anche grazie alla mediazione dell’Associazione culturale Zerinthya e di RAM Radioartemobile, il Vigne Museum è spazio di interazione culturale, dedicato alla sperimentazione, alla ricerca artistica e alla formazione interdisciplinare.
In occasione della sua inaugurazione, sono state piantate cento barbatelle (la fase iniziale della vite), le quali prenderanno spazio secondo il loro naturale ciclo di crescita, arrampicandosi sugli intrecci della struttura, modificandone così l’aspetto con lo scorrere del tempo.
Sono proprio la vita della natura
circostante, e il tempo che la regola, gli attori principali di questo polo ricettivo, che diviene “generatore di relazioni”: amplifica il luogo in cui cresce e si nutre delle relazioni che genera e che a loro volta lo generano. Insieme a un gruppo di lavoro interessato alle tematiche, e con il ruolo di progettisti e di attivatori culturali, ci siamo cimentate nell’ ideazione e realizzazione di alcuni paramenti in grado di rendere abitabile lo spazio ibrido del Vigne Museum. Coperture e sedute per viandanti in cerca di ombra e ristoro, ma anche per la contemplazione del territorio, o la partecipazione agli eventi culturali di cui è generatore e teatro. La scelta dei materiali è dipesa da quello che il territorio aveva da offrire, a seconda della stagione in cui operavamo il nostro intervento.
Nel mese di ottobre, in occasione della vendemmia, sono state utilizzate le sarmenti (materiale di scarto della vigna), perfettamente malleabili e in grado di fornire gli stessi giochi di ombre e trasparenze tipiche della coltivazione vinicola. In primavera, ci è stato offerto il materiale di recupero di alcune aziende produttrici del noto distretto della sedia di Manzano, che avevamo nel frattempo visitato, conoscendo l’importante storia produttiva di quella parte di regione.
Nel mese di ottobre, in occasione della vendemmia, sono state utilizzate le sarmenti (materiale di scarto della vigna), perfettamente malleabili e in grado di fornire gli stessi giochi di ombre e trasparenze tipiche della coltivazione vinicola. In primavera, ci è stato offerto il materiale di recupero di alcune aziende produttrici del noto distretto della sedia di Manzano, che avevamo nel frattempo visitato, conoscendo l’importante storia produttiva di quella parte di regione.